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Sapore di Mare


24.04.2025 |
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"Un bacio che sapeva di libertà, di coraggio, e di un’estate che sarebbe cambiata per sempre..."
Il sole stava calando lentamente sull’orizzonte, tingendo il cielo di sfumature rosa e arancio. L’acqua tiepida del mare lambiva dolcemente le loro gambe, mentre le onde lievi sembravano cullare quel momento rubato al tempo.Alice non riusciva a distogliere lo sguardo da Marta. Ogni volta che lei sorrideva, il mondo intero sembrava dissolversi, lasciando spazio solo a quel viso, a quelle labbra che aveva sognato troppe volte di sfiorare. Marta indossava un costume maculato, gli occhi nascosti dietro occhiali scuri, ma la luce nei suoi gesti era troppo forte per non vederla. Rideva, leggera, mentre le sue mani si intrecciavano a quelle di Alice, quasi per gioco.
«Mi stai fissando?» chiese Marta con un sorrisetto malizioso.
«Forse…» rispose Alice, abbassando appena lo sguardo, ma senza lasciare la presa.
«Allora fallo bene,» sussurrò Marta, avvicinandosi. «Perché io ti guardo da mesi e non ho ancora smesso di tremare dentro.»
Il rumore delle onde sembrò svanire per un istante. Le dita di Alice si mossero lungo il braccio di Marta, salendo lentamente fino a sfiorarle la guancia. Era calda, salata, viva. Marta chiuse gli occhi, piegandosi verso di lei. Le labbra si incontrarono con naturalezza, come se fossero state scritte l’una per l’altra. Un bacio dolce, breve, ma carico di promesse. Un bacio che sapeva di libertà, di coraggio, e di un’estate che sarebbe cambiata per sempre.
«Andiamo via da qui,» sussurrò Marta, con la voce bassa, roca di emozione.
Si allontanarono dalla riva tenendosi per mano, i piedi che affondavano nella sabbia ancora calda, i cuori che battevano fuori tempo. Trovarono un angolo appartato dietro una duna, nascosto dalle tende da spiaggia abbandonate. Il rumore delle risate in lontananza era solo un’eco. Lì, c’erano solo loro.
Marta si sedette per prima, le gambe leggermente divaricate, la pelle bagnata che luccicava sotto l’ultima luce del giorno. Alice la raggiunse, inginocchiandosi davanti a lei. Le mani tremavano appena quando le appoggiò sui fianchi, accarezzando lentamente il tessuto sottile del bikini.
«Sei bellissima,» mormorò.
Marta le rispose con un bacio più audace, più caldo. Le lingue si cercarono, si trovarono. I respiri si fecero veloci, mescolati al rumore del mare. Alice scese con la bocca lungo il collo di Marta, assaporando il sapore salmastro della pelle, lasciando piccoli baci tra le clavicole, mentre le dita si infilavano sotto l’elastico della parte inferiore del costume.
Marta si arcuò appena, accogliendo quel tocco con un gemito strozzato.
«Non fermarti…» le disse, mordendosi il labbro.
Alice non aveva alcuna intenzione di farlo.
Le dita di Alice si muovevano con una lentezza studiata, quasi a voler esplorare ogni millimetro della pelle di Marta. Le sfiorava i fianchi, risaliva verso il seno ancora coperto dal reggiseno, le accarezzava il petto con delicatezza, sentendola fremere sotto ogni tocco.
Marta si lasciò andare completamente, sdraiandosi sulla coperta abbandonata da qualche bagnante distratto. Le gambe aperte, lo sguardo che cercava quello di Alice con una fame nuova, più profonda.
«Toccami…» sussurrò, e non fu una richiesta. Fu un comando dolce e urgente.
Alice si chinò su di lei, baciandole le labbra, poi il mento, poi il collo ancora umido. Con un gesto deciso, fece scivolare via il pezzo inferiore del costume. Marta era completamente esposta, e il tramonto accendeva la sua pelle di riflessi dorati. Alice si prese un momento per ammirarla, come si osserva un’opera d’arte che brucia sotto gli occhi.
Poi si chinò tra le sue gambe.
La lingua fu lenta, ma decisa. Marta inarcò la schiena, affondando le dita tra i capelli dell’amante, guidandola, tirandola, ansimando in un crescendo che sembrava non finire. Il respiro si fece frenetico, le gambe tremarono, il corpo si contrasse in un’ondata di piacere che esplose senza pietà.
Alice rimase lì, tra le sue cosce, finché non sentì Marta rilassarsi del tutto, il corpo scosso da piccoli brividi residui. Si risollevò, con il viso ancora lucido di desiderio, e si sdraiò accanto a lei, il petto che si alzava e abbassava in cerca d’aria e quiete.
Marta la guardò, sorridendo con gli occhi semichiusi.
«Ora tocca a te,» sussurrò, e si chinò per restituirle tutto, con gli interessi.
Marta non lasciò spazio a esitazioni. Si posizionò sopra ad Alice, che ora giaceva sulla schiena, nuda e ansimante. Le labbra iniziarono il loro cammino dal collo, poi giù, fino al seno, che le baciò con adorazione. Alice gemeva piano, mentre Marta scendeva ancora, fino a prendersi tutto.
Alice aprì le gambe per lei, completamente vulnerabile, completamente desiderosa. Le mani affondarono nei capelli dell’amante quando sentì la prima lingua calda lambire la sua intimità. Il gemito che le sfuggì dalle labbra si perse tra le onde e il vento che accarezzava le dune.
«Sì… Marta… continua…» ansimò, la voce tremante, scossa da ogni leccata più profonda, da ogni succhio lento e famelico.
Quando entrambe furono consumate dal piacere, si cercarono di nuovo, nude ora, completamente fuse. Si strusciavano con movimenti lenti ma decisi, pube contro pube, lasciandosi travolgere da onde di calore, di desiderio, di puro istinto.
I gemiti si facevano sempre più forti, sempre più sinceri. Il piacere salì ancora, più alto, più intenso. E quando vennero insieme, con le gambe intrecciate e le mani strette, lo fecero come se non esistesse altro: né passato, né futuro, né giudizi. Solo loro. Solo quella fame.
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Finale
Quando il sole si tuffò nell’oceano e la luna cominciò a riflettersi sulle onde, Alice e Marta restarono lì, nude, tra le dune, con i corpi esausti e i cuori incendiati. Si guardarono, senza bisogno di parole.
Non era solo sesso. Era riconoscersi. Era aver trovato nell’altra ciò che il mondo non sapeva dare: verità, libertà, e un amore che brucia, vivo, senza nome.
Un amore nato dal mare… ma destinato a incendiare ogni terra che avrebbero calpestato insieme.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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